lunedì 30 maggio 2016

HAYDN E LA TROMBA


CompostConcerto per tromba e orchestra di Franz Joseph Haydn fu pensato ad hoc per il trombettista di corte Anton Weidinger, l'ideatore della tromba a chiavi
o nel 1796 dopo il rientro a Vienna dal secondo soggiorno londinese, il 
https://drive.google.com/open?id=0B7oen8CEA3b8QXBMVDM1TnJKaVk


Vi è qualcosa di ironico nel fatto che la più conosciuta opera per tromba, il Concerto per tromba di Haydn, sia stata scritta per uno strumento che divenne obsoleto a soli trent’anni dalla sua invenzione. Haydn compose questo grande concerto per il trombettista di corte a Vienna, Anton Weidinger, che nell’ultimo decennio del Settecento stava sperimentando la sua organisierte Trompete (anello di congiunzione tra la tromba barocca e la tromba moderna), uno strumento che, grazie alle sue chiavi, poteva essere suonato cromaticamente. Haydn era uno dei maggiori compositori europei e Weidinger ebbe la fortuna di presentare il suo nuovo strumento eseguendo un brano del grande Maestro. 
Il  Concerto per tromba e orchestra in mi bemolle maggiore di Joseph Haydn non è solo uno dei vertici dell’intero repertorio per tromba solista, ma ricopre al suo interno un ruolo decisivo nello sviluppo della tecnica strumentale. Fu infatti scritto, nel 1796, su misura per la nuova tromba a chiavi messa a punto da Anton Weidinger, amico di Haydn e trombettiere dell’esercito imperiale viennese. Weidinger aveva cominciato a lavorare sull’inedito meccanismo tre anni prima: diversamente dalla tromba “naturale” (la cosiddetta tromba clarino) fino ad allora in uso, il nuovo strumento disponeva ora di un sistema di quattro leve (o “chiavi”) per aprire e chiudere agevolmente i fori. Questo permetteva di poter suonare, anche velocemente, tutti i semitoni della scala cromatica a partire dal mi bemolle, per un’estensione di oltre due ottave. Una vera svolta che avrebbe portato rapidamente fino alla moderna tromba a pistoni.
      Composta per due flauti, due oboi, due fagotti, due corni, due trombe, timpani, archi e continuo, presenta l’orchestrazione tipica dell’Haydn maturo.  il Concerto per tromba rappresenta l’ultimo lavoro per strumento solista e orchestra. 
Formalmente Haydn non si pone particolari problemi e adotta tranquillamente lo stereotipo tripartito, con alcuni debiti verso il Mozart dei Concerti per pianoforte e orchestra più maturi. Nell’Allegro gli archi introducono il primo tema, dall’incedere sommesso ma scorrevole, che lascia subito filtrare echi militareschi. L’entrata della tromba ne ricalca il profilo, giocando subito su quello che all’epoca doveva essere un effetto sorpresa facendo intonare al solista figurazioni diatoniche e cromatiche che non sarebbero state possibili su una tromba naturale in mi bemolle, soffermandosi poi di preferenza su fraseggi legati. Passaggi ritmicamente più veloci ed esercizi cromatici fanno la loro comparsa nella fase di sviluppo, culminante in una cadenza che permette alla tromba di svettare in tutta la sua inedita brillantezza, sfoggiando abilità nell’affrontare registri contrastanti, rapide progressioni e volatine diatoniche.


Nel secondo movimento (Andante cantabile) è facile riconoscere l’avvio di quello che l’anno successivo (1797), plasmato dallo stesso Haydn, diventerà l’inno nazionale austriaco. Il vero motivo di interesse di questa breve oasi serena sono però le ampie arcate melodiche, di notevole impegno per il solista, disegnate sopra un caratteristico andamento lirico “alla siciliana”; soprattutto incisive, e quasi compiaciute nella loro dilatazione, appaiono ora le figurazioni cromatiche, mentre i delicati sforzando in controtempo riportano alla mente analoghi passaggi nel movimento lento della Sinfonia “London”.  



Dopo una tale oasi di quiete lirica, l'ultimo tempo, un Allegro nella forma di rondò-sonata, irrompe con spontaneità genuina nel suo trascinante refrain, esposto nella tonica mi bemolle maggiore. Freschezza ritmica ed effervescente comunicatività lo animano e paiono un invito all'orchestra a esporre di seguito anche una seconda idea ancora in tonica, che funziona da primo episodio di umore popolare, concluso da un saltellante incìso. L'attesa per l'entrata del solista si è fatta notevole in questa esposizione così ricca di idee: la tromba attacca la «sua» riesposizione con il ritorno del tema-ritornello, mentre l'orchestra risponde trasportando veloce il discorso al tono di dominante della dominante (fa maggiore, nel ponte modulante), necessario per «lanciare» il secondo episodio. Quest'ultimo è in realtà una riesposizìone del secondo gruppo nel tono di dominante (sì bemolle maggiore), poiché recupera la lìnea motivica. . Dopo il ritorrefrain, il terzo episodio si configura come diretta prosecuzione del refrain stesso, ma con tratti rielaborativi e sapore dunque di sviluppo: qui il calco tematico si rinnova attraverso varianti nelle trasposizioni tonali e nel trattamento orchestrale
no ciclico del



Il concerto si chiude quindi con un vispo Allegro in forma di Rondò. Haydn recupera qui la sua identità stilistica con artifici contrappuntistici in chiave giocosa, lasciando libera la tromba di eseguire in scioltezza gli ampi salti melodici e le rapide figurazioni che caratterizzano i vari episodi.





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